Per queste tortuose curve, verso il cuore dell’enigma dell’esistenza
La conferenza dedicata a Mario Luzi e a Don Flori da Padre Bernardo Gianni
Di Diego Mancuso
Quando Nino Petreni, dopo aver ricordato il percorso che ha portato alla donazione da parte di Luzi a Pienza di preziosissimi scritti, libri e quadri che hanno consentito di creare il centro studi “La Barca”, ha introdotto Padre Bernardo, ha preannunciato che la sua parola avrebbe portato l’uditorio in un viaggio celeste verso San Miniato, il monastero fiorentino di cui è Abate, e lassù si sarebbe parlato di fratellanza, di pace e di amore. E anche se Dom Gianni non ha bisogno di presentazioni, la previsione di Petreni si è rivelata assolutamente veritiera, trasportando la Chiesa di San Francesco e chi la occupava in una dimensione area, rarefatta eppure vibrante, eterea eppure energica ed appassionata, proprio come le parole del prestigioso ospite. Con una coerenza ed una linearità di chiara matrice scientifica Padre Bernardo ha condotto l’intera conferenza (termine che sta peraltro “stretto” al suo intervento) dalle premesse alle conclusioni, mettendo subito a confronto e rivelando l’affinità tra la poesia, che cerca il bello, e la filosofia, che cerca il vero. Il relatore si è dichiarato d’accordo con il filosofo Massimo Cacciari, secondo il quale tutta la poesia di Luzi è un gran commento dello Zibaldone leopardiana, in cui ingegno e immaginazione sono il bacino della poesia appassionata del vero e della filosofia appassionata del vero. Luzi porta a compimento un viaggio che è come quello che si affronta per arrivare a Pienza, una strada fuori dal tempo che punta con le sue giravolte al cuore dell’enigma dell’esistenza. A Pienza Luzi identifica la dialettica tra silenzio e brusio, coglie l’ardua durezza della non-parola, cassa di risonanza per ascoltare l’armonia del creato. Pienza è custode dello sposalizio tra libertà e bellezza. Il nostro riserbo, la solitudine, i silenzi, permettono di tornare all’azione separatrice di Dio che è quella che permette la creazione. Così Padre Bernardo ha indicato la fecondità della realtà che nasce dall’incontro tra verità e bellezza. Citando più volte Luzi e Don Flori, la cui dialettica ha definito sofferta, l’ospite ha indicato nel paesaggio di un simbolo di pace e ha esortato tutti, con l’energia che gli è caratteristica, a fare opera di pace proteggendo il paesaggio e custodendo la bellezza, non lasciando che a distruggerla sia mano umana, con la guerra: “noi abbiamo il privilegio e la responsabilità di custodire questa terra”, ha detto, e quando ha evocato il vento, respiro misterioso del pianeta, che alita nella chiara ed immensa vallata, è sembrato di essere veramente lambiti da un movimento d’aria, tanta è la forza evocativa che sta nel suo modo di proporsi. “Siamo al massimo della solitudine ma anche all’enfasi del colloquio” ha aggiunto, “questa è una messa a nudo del mio cuore innamorato della vostra terra”. Luzi pensava a Pienza come un luogo come riconoscersi, nel suo silenzio può risuonare la parola, l’Amiata gli si mostrava con un profilo delicato, una forma della virtù umana. “Non dimentichi Pienza di disobbedire al sopraffazione” ha detto Padre Bernardo che ha anche ripreso il recentissimo viaggio a Venezia di Papa Francesco e ha affermato che Pienza, come il Santo Padre ha detto della città lagunare, ha le caratteristiche per essere luogo-rifugio per gli artisti, così come lo fu per Luzi, una destinazione “in cui ogni essere umano non debba sentirsi estraneo”. Così potrà essere Città di Luce, per accogliere la bellezza ricercata dal poeta e la verità ricercata dal filosofo. Luzi aveva presagito un terzo millennio incandescente proprio come quello che stiamo vivendo in cui la guerra è espressione astratta dell’uomo, senza passioni. E così si torna alla carovana di Simone Martini che nel magistrale poema di Luzi viaggia da Avignone, si ferma a Firenze, nella speranza di trovare a Pienza, il cui paesaggio è tempo e spazio mistico, una possibilità di rifugio. E così, trasferendo il pensiero sul piano reale ma ispirandosi sempre all’enunciazione teorica, Padre Bernardo ha parlato dell’ospitalità che avrebbe ricevuto la sera stessa a San Anna in Camprena, alla notte da trascorrere nelle celle del monastero, alla forza che quel luogo avrebbe avuto di trasformare gli ospiti in cherubini e arcangeli: “Domani mattina il frutto di questa nostra notte non potrà che essere promettente, accadrà in questo paesaggio, qui, la rinascita: amate questa terra, ringraziando il Signore che ce l’ha data” ha concluso l’ospite. Ed è scattato subito un applauso convinto e prolungato che ha trascinato tutti ad alzarsi, per sottolineare ammirazione e gratitudine profonda.