Cantore terreno della spiritualità

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Un ricordo del poeta Mario Luzi testimone del nostro tempo

di Nino Petreni

Il cellulare squilla verso le undici, prima di rispondere guardo il numero sul display, poi la voce strana di Caterina Trombetti, la poetessa amica di Mario Luzi, non mi lascia dubbi. Le parole che seguono sono una conferma: Nino, Mario, il nostro Mario ci ha lasciato. Non c’è tempo per altre parole. Subito vado dall’amico Roberto Lio ed insieme partiamo prontamente per Firenze. Durante il viaggio con Roberto riandiamo a quella mattina del 12 settembre del 2003 quando a seguito di una sua chiamata improvvisa accorremmo appena in tempo nella casa di via del bacio a Pienza, per soccorrerlo e portarlo prontamente all’ospedale di Nottola dove nel reparto di cardiologia fu curato ottimamente e dopo alcuni giorni di ricovero poté tornare a casa. Di quella esperienza rimase molto impressionato e compose la poesia “a Nottola” pubblicata solo recentemente. La casa di via Bellariva 20 è già presidiata da giornalisti e poliziotti. Ad aspettarmi c’è l’editore Andrea Ulivi, vuole che saliamo insieme. La porta si apre e il figlio Gianni con la moglie Loretta ci accolgono in lacrime. Andiamo nella piccola camera, il poeta è disteso serenamente, una breve preghiera e tanta commozione. Ci eravamo sentiti proprio ieri per confermare l’incontro di domenica prossima 6 marzo a casa sua con i membri del Comitato scientifico “la barca”, gli amici carissimi: Marchi, Verdino, Quiriconi, Specchio, Mettel, Murdocca, Parbuono, Bindi, Bassi, per programmare le manifestazioni di quest’anno in suo onore. Si parlava di celebrare i 70 anni dall’uscita del suo primo libro “la barca”, pubblicato in 300 esemplari presso l’editore Guanda nel 1935, quando Luzi aveva appena 20 anni. È veramente raro, che un poeta ancora in vita celebri i 70 di una sua opera. Era felice, stava bene anche se si lamentava per i molti impegni. Scriveva tutti i giorni: poesie, prefazioni, articoli, note critiche; a tutti diceva di sì. Mi aveva anche promesso una sua pagina manoscritta per il convegno che si terrà nei giorni 11, 12, 13 marzo in Val d’Orcia per celebrare il riconoscimento da parte dell’Unesco di questa nostra valle che lui tanto amava e che aveva cantato in poesie memorabili.

La sua morte, serena ed improvvisa, ricorda molto quella del caro amico Don Fernaldo Flori, anche lui morto nelle prime ore di una mattina di febbraio del 1996. Stamani mattina (lunedì 28 febbraio) Isolina, la donna che da alcuni anni pensa alla casa, lo ha trovato immobile nella sua cameretta, con la radio accesa. Era abitudine del senatore accendere la radio la mattina alle 7,30 e poi rimanere un po’ a letto a sentire i vari giornali radio. L’infarto deve essere sopraggiunto all’improvviso e Mario si è spento subito.

Verso le 15 arriva Don Mario, il giovane sacerdote della chiesa di Bellariva per la benedizione alla salma. E poi le visite. Particolarmente toccante la visita di Sandro Lombardi, l’attore preferito da Luzi, che lo scorso anno a Pienza nella suggestiva Pieve di Corsignano, aveva recitato splendidamente brani della Passione che Luzi aveva scritto nel ’99 per Papa Woitila in occasione della Via Crucis del Venerdì Santo. Poi le decisioni per i funerali prendono il sopravvento.

Le telefonate arrivano da ogni parte d’Italia, tanti sono gli amici, gli estimatori del poeta fiorentino/pientino e di tante altre grandi città o piccoli borghi che lo avevano eletto cittadino onorario. Anche se lui amava definirsi cittadino del mondo.

Città strana Firenze, piena di fazioni e di divisioni, di liti, ma nelle giornate importanti capace di ritrovarsi tutta unita a celebrare e salutare il suo figlio più importante. E così martedì, nella sala d’armi di Palazzo Vecchio, e mercoledì nella cattedrale di santa Maria del Fiore, la cattedrale alla quale Mario aveva dato voce in uno stupendo testo teatrale “Opus Florentinum” appositamente scritto per i 700 anni dalla sua costruzione, tutta Firenze si ritroverà intorno alla sua salma.

A tarda sera ritorniamo a Pienza ed il sindaco dopo avere fatto un Comunicato stampa, proclama per mercoledì, giorno dei funerali di Mario Luzi, una giornata di lutto cittadino. Un modo significativo per celebrare il cittadino onorario, il compagno di tante serate estive trascorse nei “murelli” ad ammirare il carosello vertiginoso delle rondini intorno alla piazza del duomo, mentre i bambini giocano felici a nascondino o scorrazzano con le biciclette. Gli amici raccontano, come sempre, vecchie storie; di colpo le discussioni si animano per i motivi più futili, si litiga toscanamente e lui si diverte. Prima di andare a letto a notte fonda, tutto si ricompone, ed il nostro caro Mario si avvia verso la casa di via del bacio affacciata nella Val d’Orcia aspettando il primo sole del mattino ed il canto benaugurale di un gallo. Credo che per non dimenticare Mario Luzi sia necessario partire da questa piazza, da questa calda serenità, ed arrivare al monastero di Sant’Anna in Camprena e a Cosona, le piccole parrocchie di Don Flori, ed ammirare il paesaggio degno di contemplazione. Qui, in altre parole, si capisce meglio che altrove cosa ispirava il grande poeta scomparso, che splendori fendevano il suo cuore e come riusciva a rendere terreno un canto infinitamente spirituale. Quando scompare un poeta come Luzi significa che una luce non brillerà più: certo, il suo riverbero lo ritroveremo nelle indimenticabili liriche, ma abbiamo perduto la gioia della sua luce: i suoi occhi non ci scruteranno più, la sua voce calda, gentile, affettuosa, la ricercheremo nei sogni o nei nostri soliloqui (gli esami di coscienza?); mancherà la banalità della telefonata e la sensazione più dolorosa rimane quella di accettare che sia gradevole la spiritualità rinunciando alla fisicità. Per nostra fortuna abbiamo vissuto intensamente e vivacemente l’esperienza con Luzi e don Flori, conseguentemente ampio è il materiale dei ricordi e notevole la documentazione. Con amore, e ritirata discrezione, il suo rapporto fondamentale con Don Flori. Avremo nei prossimi giorni un’infinità di ricordi ed un’infinità di note critiche: fa parte delle necessità della cronaca. Dopo avremo il silenzio, quello che Mario Luzi utilizzava sempre per trasmettere qualcosa agli altri; quel silenzio che traboccava di poesia emozionante e vitale; quel silenzio che faceva recitare ai suoi attori incredibili testi di un teatro poetico e nuovo nel suo genere: proporsi come mistero della parola che diviene azione. A Mario, perciò, dopo il suo lungo proficuo cammino terrestre il nostro augurio di un buon viaggio celeste.

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