Il Palio del 16 agosto 2014 dedicato a Mario Luzi

Palio del 16 agosto 2014: nel Drappellone di Ivan Dimitrov la poetica luziana sul mito di Siena e della sua Festa

Presentato nel Cortile del Podestà il Drappellone di Ivan Dimitrov per il Palio di Siena del 16 agosto 2014
Sapiente restituzione pittorica ispirata ai versi del “Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini” e di “Siena – Primavera”, nel centenario della nascita del grande poeta toscano

Il Drappellone del Palio dedicato a Mario Luzi
Il Drappellone del Palio dedicato a Mario Luzi

Il Drappellone per il Palio del 16 agosto, dedicato a Mario Luzi nel centenario della sua nascita, pare dipinto dalla sua stessa poesia, come massima espressione del tributo che Ivan Dimitrov ha voluto riconoscere a lui e al forte sentimento che lo ha legato indissolubilmente a Siena.

L’artista bulgaro, italiano di adozione, ha affrontato e vinto una sfida: quella di tradurre con il pennello il respiro lirico, simbolico e affettivo dell’opera poetica Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini e di Siena – Primavera in un dipinto che raffigura un tempo fermo e ideale, capace di rievocare sapientemente le atmosfere e le emozioni luziane sul mito della città e della sua Festa e sul suo rapporto di partecipazione con il paesaggio circostante.

Siena viene così rappresentata nel legame intrinseco con il territorio, in una soluzione di continuità progressiva che trova felice espressione nei versi di Mi guarda Siena, riportati sul retro del dipinto come sfuggiti da un libro. E, in particolare, nella strofa della città che “lancia incontro la corsa delle sue colline”.

Dimitrov ricorre a un’ampia prospettiva a volo d’uccello, di dichiarata ispirazione leonardiana, come espediente tecnico per armonizzare la “lontana altura” della città a quella delle circostanti colline, icone identitarie del paesaggio toscano, le quali, in questa loro conformazione morbida e confortante, rimandano inevitabilmente agli scenari delle Crete e della Valdorcia, tanto cari a Luzi.

In un’idilliaca aurora giallo mattutino che esalta, tra le nebbie, le sfumature e i colori più tipici delle Terre di Siena, sui tetti rosso mattone svettano la Torre del Mangia e il Campanile del Duomo, colti in un equilibrio ideale di altezza e significati, come due guardiani di una città sublime e rarefatta nella sua compostezza e nella totale assenza di dinamicità. E’ ancora il momento dell’attesa preparatoria nella giornata della Festa, in una mattina che assume, così, un valore iniziatico e propedeutico come quello della Primavera, evocata dai versi del poeta, rispetto alla stagionalità ciclica delle Carriere.

Forte e d’impatto, in primo piano, esce dall’oscurità il protagonista assoluto del Palio. Rosso acceso, pronto a incendiare di passione tutta la città. Un cavallo surreale, colto nel furore del suo spirito, spezza la diffusa armonia atemporale richiamando l’impellenza del rituale paliesco: “Il Palio è il Palio – disse Mario Luzi nel 1998 – nessuna interpretazione sociologica, storica o antropologica potrebbe spiegarlo […] Rogo furente della senesità, in ogni caso impareggiabile conferma di essa”.

Dal menage di sensi e allegorie evocati dall’incontro dell’opera luziana con la pittura di Simone Martini, in una felice e non scontata posizione dominante, ecco sospesa la Madonna ispirata alla “Maestà”. Solenne e delicata nella carezza e nell’abbraccio che la uniscono al Bambino benedicente. Entrambi dipinti con colori primari abbondanti, in una scelta cromatica che trova origine nel percorso artistico di Ivan Dimitrov e nei legami del suo paese natale con il passato bizantino. Le due figure, contornate dagli stemmi delle Contrade, disposti in circolo, a mo’ di ghirlanda, trasmettono il significato ancestrale del Palio: festa dell’uomo e per il suo spirito.

Ma il gioco di significati, più o meno nascosti, non finisce. Va oltre il drappo di seta, perché nella natura della commissione a Dimitrov c’è un altro segno, o auspicio: le relazioni di Siena con il mondo, come quelle attivate con la Bulgaria, paese che, insieme all’Italia, esprimerà a breve una capitale europea della Cultura per il 2019.


Il retro del Drappellone di Ivan Dimitrov
Il retro del Drappellone di Ivan Dimitrov

IVAN DIMITROV – BREVE BIOGRAFIA

Ivan Dimitrov, pittore e scultore, nasce a Dupniza in Bulgaria nel 1958.
Trascorre, senza mai perdere i contatti con il suo Paese di origine, gran parte della sua vita in Italia dove tuttora vive e lavora. Sceglie Bologna, piccola città densa di fermenti e sollecitazioni culturali come sede abituale di lavoro.

Personaggio eclettico ed imprevedibile, Ivan Dimitrov realizza a partire dagli anni 80 una serie di importanti esposizioni personali e di performance di richiamo nazionale ed internazionale, poi raccolte in volumi che hanno fatto il giro del mondo.

Riviste specializzate lo presentano come l’artista che ripristina il concetto di modernità e di attualità del fare arte senza ricorrere a sotterfugi estetici o insulti provocatori. Autentico vulcano di idee, programma e sintetizza l’esecuzione di eventi artistici e mostre con assoluta modernità dove gli spettatori divengono protagonisti e non subiscono ma vivono l’opera d’arte come rappresentazione.

Alcune delle mostre che l’hanno reso famoso si sono tenute in Italia ed all’estero e, in particolare, a
* 1994 a Bologna, salone del Podestà di Palazzo Re Enzo, Mostra “Omaggio ai Grandi Maestri del Passato”, da Leonardo a Rembrandt con sculture in terracotta
* 1995 Bologna – Palazzo Isolani Mostra “Omaggio a Bologna” – bassorilievi in terracotta dipinta, dove presenta la “sua” Bologna
* 1996 Palazzo Isolani – Bologna Esposizione di “Clown e maschere della Commedia dell’arte” – Statuine in terracotta
* 1998 Bologna – Galleria Studio Santo Stefano – Sculture in bronzo. (Cavalli, tori, nudi e ritratti).
* 2004- 2005 Collettiva presso il Salzburger Museum Carolino Augusteo (Austria)
* dal 2006, ripetuta annualmente fino al 2009 Bologna – Sale Museali del Baraccano – “I Presepi di Ivan Dimitrov”
* 2012 Dipinti a olio – Galleria Studio Santo Stefano – Bologna
Sue sculture dedicate all’Arte Sacra e al Presepio sono state esposte, alcune in forma permanente, in alcune Chiese di Bologna, nel Duomo di Ferrara (anni 80) e nella Cattedrale di Bologna (2013).

Fonte: sienafree.it

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